Liturgia di Domenica prossima

Testi della
SOLENNITÀ DELLA
ASCENSIONE AL CIELO
DI N. S. GESÙ CRISTO
16 maggio  
 2021

 

“Ecco io sono con voi tutti i giorni”

Carissimi fratelli e sorelle, celebriamo oggi una Solennità importantissima della nostra fede, ma così tanto poco capita, apprezzata, vissuta, testimoniata. Ecco, allora dispiegheremo questa omelia su questi quattro punti:

1. Capire l’Ascensione di Gesù                 3. Vivere l’Ascensione di Gesù
2. Apprezzare l’Ascensione di Gesù         4. Testimoniare l’Ascensione di Gesù. 

1. Capire l’Ascensione di Gesù.

Cosa ci dice questo mistero della vita di Gesù, cosa è successo? Bisogna innanzitutto precisare che non si tratta di un’Ascensione fisica al cielo, di un salire fisico di Gesù, bensì si tratta dell’inizio di una situazione nuova dell’umanità di Gesù Cristo che viene espressa da questo salire al cielo. Stiamo parlando di Gesù Cristo, Egli è il Verbo, il Figlio del Padre, l’unico Dio con Lui e lo Spirito Santo. Egli, nella pienezza dei tempi si era fatto uomo nel seno della Vergine (cfr. Gal 4,4), si era – per così dire – svuotato della sua divinità per farsi uomo come noi, essere umiliato e crocifisso e morire per noi (cfr. Fil 2,6ss). Risorto al terzo giorno, dopo essere apparso in diversi luoghi e tempi lungo quaranta giorni ai suoi discepoli e averli ammaestrati ulteriormente (cfr. At 13,29-31), oggi la sua umanità risorta viene pienamente glorificata dal Padre (cfr. Gv 7,39; 12,16.23.28; 17,5) ed entra definitivamente nella dimensione della gloria eterna della Trinità. 

Egli quindi nel suo mostrarsi ai suoi mentre ascende vuole significare l’entrata definitiva del suo corpo glorificato nella dimensione del cielo, dell’eternità. Vedete, il cielo, l’eternità è il mondo intimo di Dio e questo mondo di Dio non ha un luogo, perché Dio non può essere circoscritto, racchiuso da un luogo, si tratta di un’altra dimensione della realtà, dimensione nella quale ciascuno di noi s’inserisce per virtù della FEDE.

Vedete, ecco un primo richiamo forte che fa a ciascuno di noi questa Festa dell’Ascensione: crediamo veramente, nel cielo, nell’eternità… crediamo veramente in Dio? Ricordate come fu sciocco il primo cosmonauta dell’umanità, quel tizio russo che disse navigando per la prima volta al di sopra dei cieli terrestri: “Sono stato in cielo, ma Dio non l’ho visto!”. Ma se l’avesse visto, quello che vedeva non poteva essere Dio, perché Dio non si vede, se si vede qualcosa non è Dio quello che si vede. Dio si raggiunge, si tocca, si vede, si ascolta, ci s’incontra con Lui solo con la fede, non con i sensi o gli strumenti della tecnica.

Inoltre, badate bene, anche coloro che ebbero la grazia di vedere Gesù fisicamente, di sentirlo, di toccarlo, vedevano il Padre in Lui, vedevano Dio in Lui solo attraverso la FEDE, per questo alcuni credettero in Lui altri, molti, no.

Per questo dopo la risurrezione nelle sue apparizioni – se ci avete fatto caso in questo tempo pasquale in cui ne abbiamo fatto memoria – Lui mai veniva riconosciuto subito da coloro a cui appariva. Non lo riconobbero infatti pur vedendolo con gli occhi: i discepoli di Emmaus credevano che fosse un viandante (cfr. Lc 24,15-16), la Maddalena pensò che fosse un giardiniere (cfr. Gv 20,15), gli Apostoli nel cenacolo un fantasma (cfr. Lc 24,35) e sul lago credettero che fosse una persona affamata (cfr. Gv 21,4), no, non erano gli occhi del corpo che permisero a tutti loro di vederlo, ma quelli della FEDE. E Gesù chiama beati noi se crediamo senza vedere! (cfr. Gv 20,29) Ascendendo al cielo, Gesù, entrando definitivamente nella dimensione del Cielo, inaugura il tempo della FEDE. Oggi è la festa della FEDE. Che cosa grande che è la Fede… che cosa potente che è la Fede… che cosa bella che è la Fede: mi fa vedere Dio senza vederLo, sentirLo senza sentirLo, toccarLo senza toccarLo. Beati noi se abbiamo Fede, beati noi! Beati noi perché vediamo Dio, sentiamo Dio, tocchiamo Dio… ma dove vediamo Dio? dove sentiamo Dio? dove tocchiamo Dio? Noi vediamo, sentiamo, tocchiamo Dio nel Cielo: “…Padre nostro che sei nei cieli (Mt 6,9) e il Cielo di Dio è il nostro cuore… il Cielo di Dio è la nostra anima… il Cielo di Dio è l’intimità più intima della nostra persona! Siamo noi la casa di Dio, la sua santa dimora, il suo tabernacolo vivente… Dunque noi siamo già con Gesù nel Cielo perché Egli è in noi e noi siamo in Lui e se Egli è in noi, anche il Padre è in noi e noi nel Figlio, e così diventiamo Uno nel Padre e nel Figlio (cfr. Gv 17,20ss) per mezzo del Loro Spirito che riversano in noi (cfr. Rm 5,5)

 

2. Apprezzare l’Ascensione di Gesù

Apprezzare, cioè capirne il valore: “È bene per voi che Io me ne vada!” (Gv 16,8). È un bene per noi che Gesù sia asceso, cioè che non si veda più perché così ha eliminato quella distanza che si era creata tra noi e Dio con l’Incarnazione. Sì, carissimi fratelli e sorelle, poco ci pensiamo, anzi spesso affermiamo esattamente il contrario perché grande è il mistero di cui parliamo e come ogni mistero quando crediamo di averlo inscatolato ci sfugge e trascende le nostre categorie.

Nell’Incarnazione noi solitamente vediamo il mistero dell’avvicinarsi di Dio all’uomo perché in Gesù in quel Bimbo che cresce in Maria, che vagisce nel presepe, che diventa adulto a Nazareth, che predica lungo le strade della Palestina, che muore in croce dissanguato d’amore per noi e il terzo giorno risorge, vediamo Dio che si china su di noi, si fa vedere con occhi del corpo, udire con le orecchie, toccare con le nostre mani:

“Ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi"  – 1Gv 1,1-2.

Ma quanto poco riflettiamo che questo svuotarsi di Dio nel farsi uomo e farsi vedere, ha creato una distanza tra noi e Lui che prima non c’era, è appunto per ripristinare la vicinanza con noi che Gesù oggi ascende al Cielo. Fratelli e sorelle oggi non celebriamo la festa del distacco, la festa della lontananza, bensì la festa della vicinanza, la festa della presenza. Sì, perché in seguito all’Incarnazione Dio ha creato una distanza tra noi e Lui, una distanza perché in quanto si è fatto uomo cogliamo la sua presenza fuori di noi, è quella distanza che permette di vederLo, sentirLo, toccarLo, se non assumeva un corpo non poteva essere oggetto dei nostri sensi e quindi coglierLo fuori di noi, distante da noi. Ma Lui, essendo Dio è presente in ogni essere, nell’intimo di ogni essere: “In Lui infatti ci muoviamo, viviamo ed esistiamo” (At 17,28). Ora per il fatto che Egli è asceso ha ristabilito la vicinanza, per questo gli angeli scuotono i discepoli che se ne stanno imbambolati a guardarLo ascendere tra le nubi (cfr. At 1,10-11)  li scuotono perché non è più il tempo di cercarLo con i sensi, con gli occhi, le orecchie, le mani del nostro corpo, è il tempo di coglierne la sua presenza non più fuori di noi, ma in noi

“Padre, non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo”. – Gv 17, 20-24

3. Vivere l’Ascensione di Gesù

Capite bene dunque che vivere l’Ascensione significa vivere di Fede, illuminati dalla Fede, orientati dalla Fede, radicati e fondati nella Fede. Vedere dunque la nostra vita dall'Alto Cielo di Dio perché Lui è in noi e noi siamo in Lui e Lui ci porta in alto, in alto pur rimanendo con i piedi ben piantati per terra, ma il nostro cuore è già lassù con Lui.

4. Testimoniare l’Ascensione di Gesù

Testimoniare l’Ascensione significa introdurre il cielo nella terra, essere lo strumento di Dio nel mondo perché il mondo si incontri con l’Eterno, perché il mondo si apra a quella dimensione che lo sommerge e lo invade senza che esso se ne accorga distratto com’è dalle cose sensibili e dalle preoccupazioni del suo vivere. 

Come introdurre quest’Eterno nel tempo storico della nostra esistenza? È il mistero dell’incarnazione che continua attraverso di noi. Infatti se Gesù, il Verbo, il Figlio, è vivo in me nel cuore del mio cuore, nel tabernacolo vivo della mia persona, se Lui è lì, Lui si farà Lui vedere, sentire, toccare attraverso di noi, attraverso le nostre persone e quindi attraverso il nostro corpo.

E allora, fratelli e sorelle – ma ci avete mai pensato com’è bello! – e allora le mie mani diventano le mani di Gesù: quelle mani che toccarono per consolare, aiutare, guarire, perdonare. E allora i miei piedi diventano i piedi di Gesù: quei piedi che tanto si affaticarono per andare a cercare la pecorella smarrita, per andare incontro a chi lo cercava. E allora il mio sguardo diventa lo sguardo di Gesù: quello sguardo pieno di compassione, di benevolenza, quello sguardo pulito, limpido, fraterno, gioioso con cui Lui guardò ogni uomo, ogni donna, ogni giovane, fanciullo, bimbo. E allora il mio cuore diventa il cuore di Gesù: quel cuore così preso dall’Amore del Padre che si cibava di esso (cfr. Gv 4,34), quel cuore così assetato d’amore che lo mendica alla Samaritana (cfr. Gv 4,7) e ad ogni uomo gridandogli: “Ho sete!” (Gv 19,28). Allora, se Gesù è in me e io sono in Lui, Lui vive in me e io vivo per Lui (cfr. Gv 6,57), tutta la mia persona diventa manifestazione di Dio, ogni mio gesto, ogni mio atto, ogni mia parola diventa il canale su cui Dio vuol far passare se stesso, vuole rendersi presente materialmente Lui che, appunto perché Dio, trascende ogni materialità.

Concludo. Come al solito voi direte, giustamente: “Padre, che belle parole… ma la nostra vita è così distante da queste parole. Parole belle… ma la vita concreta è tutt’altra cosa! Lei ci parla di far vedere Dio nella nostra quotidianità, noi invece nella nostra realtà vediamo una realtà così tanto misera, povera, debole, peccatrice…”.

È vero, ma è qui, proprio qui, in questa esistenza misera e debole che viviamo, che scatta la FEDE: crediamo veramente che Dio voglia assumere la nostra miseria per manifestarsi Salvatore del mondo? Questa è la nostra Fede, esattamente questo: noi crediamo che Lui desidera assumere la nostra miseria per salvare il mondo con la sua misericordia. 

Maria ha creduto, ha avuto Fede, attingiamo allora alla Fede di Maria se vediamo che la nostra è fragile, debole, vacillante, attingiamo da Lei, lasciamoci aiutare da Lei ad aprirci come si aprì Lei all’Eterno permettendoGli di farsi uomo per noi. La stessa Potenza d’Amore divino è messa a nostra disposizione del Padre perché si realizzi in noi la vita del Figlio di Maria, la vita di Gesù benedetto!

Ecco, fratelli e sorelle, abbiate questa Fede e permettete a Dio di crescere in voi, permettete a Dio di fare cose belle, cose grandi in voi, permettete a Dio di amarvi e di farvi nuovi nel suo amore (cfr. Ap 21,5). Permettete a Dio di assumere la vostra miseria perché finalmente possa manifestare la sua misericordia! 

Amen.     

j.m.j.