CAPITOLO PRIMO 27 Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa:
28 Nel corso della loro storia, e fino ai giorni nostri, la ricerca di Dio da parte degli uomini si è espressa in molteplici modi, attraverso le loro credenze ed i loro comportamenti religiosi (preghiere, sacrifici, culti, meditazioni, ecc). Malgrado le ambiguità che possono presentare, tali forme d'espressione sono così universali che l'uomo può essere definito un essere religioso:
29 Ma questo « intimo e vitale legame con Dio »30 può essere dimenticato, misconosciuto e perfino esplicitamente rifiutato dall'uomo. Tali atteggiamenti possono avere origini assai diverse:31 la ribellione contro la presenza del male nel mondo, l'ignoranza o l'indifferenza religiosa, le preoccupazioni del mondo e delle ricchezze,32 il cattivo esempio dei credenti, le correnti di pensiero ostili alla religione, e infine la tendenza dell'uomo peccatore a nascondersi, per paura, davanti a Dio33 e a fuggire davanti alla sua chiamata.34 30 « Gioisca il cuore di chi cerca il Signore » (Sal 105,3). Se l'uomo può dimenticare o rifiutare Dio, Dio però non si stanca di chiamare ogni uomo a cercarlo perché viva e trovi la felicità. Ma tale ricerca esige dall'uomo tutto lo sforzo della sua intelligenza, la rettitudine della sua volontà, « un cuore retto » ed anche la testimonianza di altri che lo guidino nella ricerca di Dio.
II. Le vie che portano alla conoscenza di Dio 31 Creato a immagine di Dio, chiamato a conoscere e ad amare Dio, l'uomo che cerca Dio scopre alcune « vie » per arrivare alla conoscenza di Dio. Vengono anche chiamate « prove dell'esistenza di Dio », non nel senso delle prove ricercate nel campo delle scienze naturali, ma nel senso di « argomenti convergenti e convincenti » che permettono di raggiungere vere certezze. Queste « vie » per avvicinarsi a Dio hanno come punto di partenza la creazione: il mondo materiale e la persona umana. 32 Il mondo: partendo dal movimento e dal divenire, dalla contingenza, dall'ordine e dalla bellezza del mondo si può giungere a conoscere Dio come origine e fine dell'universo.
33 L'uomo: con la sua apertura alla verità e alla bellezza, con il suo senso del bene morale, con la sua libertà e la voce della coscienza, con la sua aspirazione all'infinito e alla felicità, l'uomo si interroga sull'esistenza di Dio. In queste aperture egli percepisce segni della propria anima spirituale. « Germe dell'eternità che porta in sé, irriducibile alla sola materia »,38 la sua anima non può avere la propria origine che in Dio solo. 34 Il mondo e l'uomo attestano che essi non hanno in se stessi né il loro primo principio né il loro fine ultimo, ma che partecipano di quell'« Essere » che è in sé senza origine né fine. Così, attraverso queste diverse « vie », l'uomo può giungere alla conoscenza dell'esistenza di una realtà che è la causa prima e il fine ultimo di tutto e « che tutti chiamano Dio ».39 35 L'uomo ha facoltà che lo rendono capace di conoscere l'esistenza di un Dio personale. Ma perché l'uomo possa entrare nella sua intimità, Dio ha voluto rivelarsi a lui e donargli la grazia di poter accogliere questa rivelazione nella fede. Tuttavia, le prove dell'esistenza di Dio possono disporre alla fede ed aiutare a constatare che questa non si oppone alla ragione umana. III. La conoscenza di Dio secondo la Chiesa 36 « La santa Chiesa, nostra Madre, sostiene e insegna che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della ragione umana partendo dalle cose create ».40 Senza questa capacità, l'uomo non potrebbe accogliere la rivelazione di Dio. L'uomo ha questa capacità perché è creato « a immagine di Dio » (Gn 1,27). 37 Tuttavia, nelle condizioni storiche in cui si trova, l'uomo incontra molte difficoltà per conoscere Dio con la sola luce della ragione.
38 Per questo l'uomo ha bisogno di essere illuminato dalla rivelazione di Dio, non solamente su ciò che supera la sua comprensione, ma anche sulle « verità religiose e morali che, di per sé, non sono inaccessibili alla ragione, affinché nella presente condizione del genere umano possano essere conosciute da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza mescolanza d'errore ».42 39 Nel sostenere la capacità che la ragione umana ha di conoscere Dio, la Chiesa esprime la sua fiducia nella possibilità di parlare di Dio a tutti gli uomini e con tutti gli uomini. Questa convinzione sta alla base del suo dialogo con le altre religioni, con la filosofia e le scienze, come pure con i non credenti e gli atei. 40 Essendo la nostra conoscenza di Dio limitata, lo è anche il nostro linguaggio su Dio. Non possiamo parlare di Dio che a partire dalle creature e secondo il nostro modo umano, limitato, di conoscere e di pensare. 41 Le creature hanno tutte una certa somiglianza con Dio, in modo particolarissimo l'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Le molteplici perfezioni delle creature (la loro verità, bontà, bellezza) riflettono dunque la perfezione infinita di Dio. Di conseguenza, noi possiamo parlare di Dio a partire dalle perfezioni delle sue creature, « difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l'autore » (Sap 13,5). 42 Dio trascende ogni creatura. Occorre dunque purificare continuamente il nostro linguaggio da ciò che ha di limitato, di immaginoso, di imperfetto per non confondere il Dio « ineffabile, incomprensibile, invisibile, inafferrabile »43 con le nostre rappresentazioni umane. Le parole umane restano sempre al di qua del mistero di Dio. 43 Parlando così di Dio, il nostro linguaggio certo si esprime alla maniera umana, ma raggiunge realmente Dio stesso, senza tuttavia poterlo esprimere nella sua infinita semplicità. Ci si deve infatti ricordare che « non si può rilevare una qualche somiglianza tra Creatore e creatura senza che si debba notare tra di loro una dissomiglianza ancora maggiore »,44 e che « noi non possiamo cogliere di Dio ciò che egli è, ma solamente ciò che egli non è, e come gli altri esseri si pongano in rapporto a lui ».45 44 L'uomo è per natura e per vocazione un essere religioso. Poiché viene da Dio e va a Dio, l'uomo non vive una vita pienamente umana, se non vive liberamente il suo rapporto con Dio. 45 L'uomo è creato per vivere in comunione con Dio, nel quale trova la propria felicità: «Quando mi sarò unito a te con tutto me stesso, non esisterà per me dolore e pena. Sarà vera vita la mia, tutta piena di te ».46 46 Quando ascolta il messaggio delle creature e la voce della propria coscienza, l'uomo può raggiungere la certezza dell'esistenza di Dio, causa e fine di tutto. 47 La Chiesa insegna che il Dio unico e vero, nostro Creatore e Signore, può essere conosciuto con certezza attraverso le sue opere, grazie alla luce naturale della ragione umana.47 48 Partendo dalle molteplici perfezioni delle creature, similitudini del Dio infinitamente perfetto, possiamo realmente parlare di Dio, anche se il nostro linguaggio limitato non ne esaurisce il mistero. 49 « La creatura senza il Creatore svanisce ».48 Ecco perché i credenti sanno di essere spinti dall'amore di Cristo a portare la luce del Dio vivente a coloro che lo ignorano o lo rifiutano.
(29) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 19: AAS 58 (1966) 1038-1039. (30) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 19: AAS 58 (1966) 1039. (31) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 19-21: AAS 58 (1966) 1038-1042. (32) Cf Mt 13,22. (33) Cf Gn 3,8-10. (34) Cf Gio 1,3. (35) Sant'Agostino, Confessiones, 1, 1, 1: CCL 27, 1 (PL 32, 659-661). (36) Cf At 14,15-17; 17,27-28; Sap 13,1-9. (37) Sant'Agostino, Sermo 241, 2: PL 38, 1134. (38) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 18: AAS 58 (1966) 1038; cf Ibid., 14: AAS 58 (1966) 1036. (39) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I, q. 2, a. 3, c: Ed. Leon. 4, 31. (40) Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, c. 2: DS 3004; cf Ibid., De Revelatione, canone 2: DS 3026; Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 6: AAS 58 (1966) 819. (41) Pio XII, Lett. enc. Humani generis: DS 3875. (42) Ibid.: DS 3876. Cf Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, c. 2: DS 3005; Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 6: AAS 58 (1966) 819-820; San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I, q. 1, a. 1, c: Ed. Leon. 4, 6. (43) Liturgia bizantina. Anaphora sancti Ioannis Chrysostomi: Liturgies Eastern and Western, ed. F.E. Brightman (Oxford 1896) p. 384 (PG 63, 915). (44) Concilio Lateranense IV, Cap. 2. De errore abbatis Ioachim: DS 806. (45) San Tommaso d'Aquino, Summa contra gentiles, 1, 30: Ed. Leon. 13, 92. (46) Sant'Agostino, Confessiones, 10, 28, 39: CCL 27, 175 (PL 32, 795). (47) Cf Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, De Revelatione, canone 2: DS 3026. (48) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 36: AAS 58 (1966) 1054. |